La Fonte della Mojenca è una struttura in pietra costruita in età protostorica allo scopo di canalizzare le sorgenti d’acqua della zona circostante, poste circa 50 m più a monte.
La struttura fu probabilmente realizzata in più fasi. Inizialmente venne creato un alveo, principalmente ricavato direttamente nella roccia arenaria di base; durante tale fase, databile in generale all’epoca protostorica, la fronte esterna della fonte appariva così di forma trilobata. Successivamente iniziò la vera e propria monumentalizzazione del sito: l’alveo venne arginato mediante la posa di grandi pietre di diversa natura (granito, serizzo, micascisto, arenarie, ciottoli di rincalzo), disposte lateralmente. Da ultimo furono poste in alto grandi lastre orizzontali a copertura del canale che assunse così, dopo l’interro, l’aspetto di una galleria. Questa, larga circa 1,30 med alta 1,50 mall’ingresso, si restringe verso l’interno, fino ad una larghezza di circa 60 cm ed un’altezza di 30 cm, inoltrandosi per circa 16-18 metri. Allo stato attuale, la copertura si trova a circa 2 mal di sotto del piano di calpestio del sentiero soprastante, nel punto di massimo dislivello. Sulla parete di fondo è posto un grosso masso, dai cui lati filtra l’acqua, al di là del quale il cunicolo prosegue ancora per alcuni metri.
Attualmente la parte più interna risulta impraticabile a causa del crollo di una delle due pareti laterali che ne ha così ristretto il passaggio, un tempo percorribile, con le dovute conoscenze di speleologia.
Tra la fonte principale e la sorgente minore vi sono i resti di una struttura di granito, che forse costituiva una sorta di sbarramento tra le stesse. Tali resti potrebbero però anche essere i frammenti della struttura di raccolta delle acque che doveva trovarsi allo sbocco della galleria.
Il nome sembra possa derivare dal celtico muit o moier oppure dal dialetto lombardo moia, vale a dire “luogo intriso d’acqua” o “pantano”; esiste però anche il termine greco moion (vaso, recipiente per liquidi) e il latino mollio (rendere molle). In ogni caso non vi è dubbio che la radice del nome si riferisca ad un luogo umido, come evidenziato anche nelle lingue moderne: “moist”, umido in inglese, “moho”, umidità, e “mojar”, bagnare in spagnolo, “moyère”, canneto in francese. Per approfondire l'aspetto linguistico etimologico è possibile consultare l'articolo di Stefano Alivernini "Cercando il significato di un termine: Mojenca".
Una curiosità: nei due o tre giorni intorno al 21 dicembre, giorno del solstizio di inverno, verso l’ora del tramonto, i raggi del sole percorrono la piccola valle antistante l’ingresso della fonte e si incuneano all’interno della galleria. Un’ipotesi, non supportata scientificamente, vede nell’orientamento una precisa volontà degli antichi edificatori, forse legata al culto delle acque.
GPS: N 45° 48’ 09 - E 09° 03’ 51
Bibliografia essenziale
- Barelli V. “Nuove scoperte in Rondineto, Comune di Breccia, dal luglio1877 inpoi”, in RAC, fasc. 13, luglio 1878, pp. 19-20, tav. I, evidenza D.
- Luraschi G., Martinelli P.U., Piovan C., Frigerio G., Ricci F. “Insediamenti di Como preromana” in RAC, fasc. 150-151, 1968-1969, p. 235, evidenza 62.
- Buzzi U. “La sorgente della Mojenca” in Archeologia – Il passato presente, Anno 1, n. 1, gennaio – Marzo 1990, pp. 32-33.
- Caporusso D. “Como, Parco della Spina Verde - Località Fonte Mojenca” in Notiziario 1995-97 della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, pp. 23-24, figg. 14-15.
- Caporusso D. “Aggiornamento storico-archeologico del territorio comasco” in RAC 182, 2000, pag. 126.
- Alivernini S. "La Fontedella Mojenca" in Archeologia - Il passato presente, n. 1, 2007, pp. 4-13.