Mariano Romana

L’area centrale dell’insediamento romano di Mariano Comense non corrisponde con l’attuale centro urbano. Inoltre dei resti romani non resta più nulla di visibile a causa dell’urbanizzazione ed i pochi rinvenimenti avvenuti casualmente sono stati nuovamente interrati. Si tratta di resti di case ritrovate presso via Di Vittorio, nelle vicinanze della Roggia Vecchia, e in via Kennedy, al di sotto dell’attuale mercato. Erano abitazioni a più vani, costruite con ciottoli e laterizio, databili tra I e II secolo d.C.

Il più importante rinvenimento della Mariano della stessa epoca è stata la necropoli a incinerazione di via Tommaso Grossi. La zona fu già in parte scavata alla fine degli anni ‘70, a seguito di lavori urbanistici effettuati lungo la via, con il conseguente rinvenimento di 130 tombe. Negli anni 1997-1998, in vista della costruzione di un condominio e del conseguente abbattimento di un capannone industriale abbandonato, si è proceduto allo scavo di parte dell’area interna al capannone che, essendo privo di fondamenta, ha permesso la conservazione di 37 strutture funerarie. In seguito si scavò l’area che corrispondeva alle fasce di terreno lungo le quali correvano le pareti perimetrali del fabbricato, ormai rasato, dove sono state rinvenute oltre cinquanta tombe.

A conclusione dei lavori sono state contate oltre 200 tombe, risalenti ad un periodo compreso tra il I ed inizi III secolo d.C., rivelando così la presenza a Mariano Comense di quella che al momento è tra le più grandi necropoli romane della Lombardia.

Il rituale funerario a cui erano stati sottoposti i defunti è quello dell’incinerazione, il cui uso, esistente dall’età del ferro, sembra si sia protratto per un periodo più lungo rispetto a Como, in cui l’inumazione aveva sostituito la cremazione a partire dal II secolo d.C. Solo in due casi, sicuramente appartenenti ad un periodo più tardo, sono state trovate tombe ad inumazione, praticamente intatte, costituite da lunghe fosse rettangolari coperte da tegoloni, al cui interno non è stato rinvenuto alcun frammento osseo a causa dell’estrema acidità del terreno che ne ha dissolto ogni traccia.

Le tipologie tombali, a parte le due inumazioni, sono di vario genere: cassette costituite da tegoloni, al cui interno sono raccolti gli oggetti del corredo ed i resti ossei combusti del defunto, ripuliti dai residui di legno carbonizzato che invece erano spesso stati gettati nella zona esterna, all’interno della fossa preparatoria scavata per accogliere la struttura; anfore vinarie o olearie segate nella parte alta interrate verticalmente in una fossa chiusa da un tegolone, contenenti parti di corredo, a volte posto anche accanto ad esse sempre all’interno delle buche (in alcuni casi vi sono come “varianti” anfore sdraiate in orizzontale, chiuse dal tegolone posto di taglio e, in casi unici, con apertura laterale sulla pancia a “sportello”, o capovolta, con il puntale verso l’alto e l’apertura poggiante sul tegolone posto in basso); vasi direttamente inseriti nella buca praticata nel terreno. In un caso vi erano i vasi poggianti su due tegoloni posti sul fondo di una fossa priva di altre tegole. Tra le strutture funerarie sono state individuate anche buche completamente riempite da frammenti di legno carbonizzato, prive o quasi di elementi di corredo e di frammenti osteologici. Alcune fosse avevano le pareti quasi completamente rivestite da ciottoli fluviali. Nella maggior parte dei casi si è potuta notare l’esistenza di “delimitazioni” di aree funerarie costituite da blocchi di pietra e ciottoli di dimensioni maggiori, allineati quasi a voler costituire fasce parallele di raggruppamenti tombali, forse di individui appartenenti allo stesso gruppo familiare.

I materiali rinvenuti all’interno delle sepolture sono principalmente costituiti da ceramica, le cui forme più ricorrenti sono l’anfora, l’olpe di varie fogge, la patera, la scodellina. In particolare spiccano lucerne riccamente decorate quasi sempre integre, nei cui dischi superiori sono raffigurati un leone, un ippogrifo e, forse, una scena di parto. Insieme a queste sono state trovate anche monete in bronzo, attualmente scarsamente leggibili, balsamari in vetro (a volte fusi dal contatto con il fuoco della pira funeraria), una ciotolina in vetro perfettamente conservata (la cui foggia è stata sinora rinvenuta solo all’interno di contesti abitativi), oggetti in ferro come coltelli, rasoi, cesoie riutilizzate come coltelli, numerosissimi chiodi (probabilmente appartenenti al tavolato ligneo in cui era deposto il defunto durante la cremazione o a oggetti in legno ormai deperiti), parti bronzee di oggetti decorativi, elementi di collana in pasta vitrea blu-verdastri e dorati.

Il rinvenimento più singolare è stato quello di due gusci di uova quasi perfettamente conservati, posti all’interno di un’anfora insieme con resti umani parzialmente combusti. Molto probabilmente facevano parte del banchetto funebre o comunque offerte come tali. Il vuoto creato all’interno del vaso dall’aderentissimo tegolone di copertura ha evitato che eventuale terra filtrata all’interno le distruggesse con la sua pressione.

Nella parte più bassa della collinetta sono state trovate le tracce parallele lasciate dalle ruote di carri, in corrispondenza di un tracciato viario che passava accanto alla necropoli o per i trasporti funebri o per il collegamento con altri centri abitati, attraversando la vallecola in cui scorre l’attuale via. Molto probabilmente, con il passare del tempo l’uso di questo asse viario diminuì, dal momento che alcune fosse più tarde hanno in parte tagliato alcuni dei solchi paralleli.

Un altro rinvenimento, relativo allo stesso periodo storico, fu effettuato proprio dietro segnalazione del GACom in via Segantini, alle spalle del cimitero, all’interno del letto momentaneamente prosciugato della Roggia Vecchia. Nel 2003 si effettuò un breve recupero di emergenza di alcuni reperti funerari, in parte intaccati da scavi clandestini. Nel 2008, durante i lavori di risistemazione dell’area della Roggia, furono effettuati i veri e propri scavi che portarono alla scoperta di oltre 100 tombe. Si attestò così la presenza di una seconda necropoli romana relativa all’antico abitato di Mariano.

Nel territorio di Mariano Comense si trovano anche alcune iscrizioni su basi di pietra, una delle quali parzialmente riutilizzata in epoche successivi per altri scopi. Una è situata sulla via per Como, in parte interrata, alla quale fu aggiunta sopra una colonna sormontata da una croce, con una nicchia scavata al centro per introdurre lumini. Alcune fonti dicono che proviene da Olgelasca. Si tratta di una dedica a Giove, Mercurio e Venere da parte di Crispiano e Marcellino. E’ databile tra il IV ed il V secolo d.C. Una seconda iscrizione si trova nel giardinetto accanto al Battistero di S. Giovanni ed è una dedica alle Matrone a seguito dello scioglimento di un voto.

Per ulteriori approfondimenti:

AA.VV. Storia di Mariano Comense, I, 1999.


 

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