Camera Carugo

La Camera Carugo fu individuata dal Canonico Vincenzo Barelli nel 1878 e deve il suo nome all’allora proprietario del terreno, un certo sig. Carughi. La struttura venne portata completamente alla luce nel 1969.

Le pareti scavate nella roccia sono poco conservate. La camera misura circa m. 6 x 4,70, per un’altezza di m. 2,40. La terza parete che chiudeva così la struttura verso sud-ovest, è alta circa 20-30 cm, per una lunghezza di m. 3,22. La forma è trapezoidale, per un’estensione di circa mq 40. La platea costituita dal piano di calpestio della struttura risulta sopraelevata di m. 2,50 rispetto al piano del sentiero sottostante.

Alla base delle due pareti visibili vi sono canalette di raccolta per le acque di infiltrazione, un tempo coperte da lastrine di roccia. Due avvallamenti al centro del piano di calpestio dovrebbero corrispondere agli alloggiamenti dei pali, che sostenevano la travatura lignea del piano rialzato, poggiante su una sorta di ballatoio scavato nella roccia sopra le pareti Nord ed Est.

Nella struttura furono individuati due livelli di frequentazione, uno protostorico ed uno di epoca romana. I pochi reperti rinvenuti nello strato più basso consistevano in frammenti ceramici e sono riferibili ai periodi Golasecca III A e La Tene C-D.

La camera è ubicata in posizione anomala rispetto alle altre: si trova sul fondo di una valletta umida oggi percorsa stagionalmente da un piccolo torrente, soleggiata solo per poche ore al giorno, a seconda dei periodi dell’anno. Probabilmente il motivo che portò alla costruzione della struttura in una posizione così sfavorevole poteva essere la presenza del corso d’acqua o l’ incontro di vie che la collegavano alle altre aree abitate. Forse, per tali motivi, la destinazione non doveva essere di tipo abitativo. Era molto più probabilmente utilizzata come magazzino o struttura artigianale, se non addirittura luogo di scambio (“negozio”). Un’ulteriore ipotesi vede in essa l’utilizzo periodico per motivi cultuali o di riunione. Molto probabilmente la camera non era isolata rispetto al resto dell’abitato. Alcuni tagli visibili nel banco roccioso di fronte fanno pensare all’esistenza di altre strutture artificiali o comunque ad aree frequentate per scopi ancora da definire.

GPS: N 45° 48’ 08” - E 09° 03’ 44”

Bibliografia essenziale

- Barelli V. “Nuove scoperte in Rondineto, Comune di Breccia, dal luglio1877 inpoi”, in RAC, fasc. 13, luglio 1878, pp. 19-20, tav. I, fig. 9.

- Luraschi G., Martinelli P.U., Piovan C., Frigerio G., Ricci F. “Insediamenti di Como preromana” in RAC, fasc. 150-151, 1968-1969, p. 232, evidenza 51.

- Luraschi G., Martinelli P.U., Piovan C., Frigerio G., Ricci F. “Como preromana: esplorazione di una camera in roccia” in RAC, fasc. 152-155, 1970-1973, pp. 194-203.

- Casini S., De Marinis R.C., Rapi M. “L’abitato protostorico dei dintorni di Como” da “Como ela Lombardianell’età del ferro”, in La protostoria in Lombardia - 3° Convegno Archeologico Regionale, Como-Villa Olmo 22-23-24 ottobre 1999, 2002, p. 106, fig. 5, n. 51.

- Alivernini S. "La Camera Carugo" in Archeologia - Il passato presente, n. 3, 2005, pp. 9-20.


 

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